11 settembre 2009

11 09 2009

tratto da “Ground zero: le metafore della ricostruzione” – di Antonio Di Bella (articolo21.info)

La ferita di ground zero sanguina ancora. E lo si capisce in maniera lampante oggi a New York. Stanno tornando a migliaia proprio li’: ground zero, il luogo dell’attentato di otto anni fa.Invece delle due fontane disegnate dall’architetto Michael  Arad vedranno solo un tracciato sul terreno. Invece di un circolo di grattacieli vedranno solo strutture di acciaio  di palazzi arrivati al quinto piano.. E l’avveniristica stazione progettata da Santiago Calatrava potra’ essere immaginata solo da uno scheletro di metallo. La semiparalisi della ricostruzione e’ frutto delle mille battaglie fra potentati: l’architetto Libeskind contro l’architetto Child, le famiglie delle vittime contro progettisti e costruttori, la comunita’ locale contro le squadre di demolizione, l’imprenditore Larry Silverstein contro le compagnie di assicurazione. Quasi una metafora delle difficolta’di una comunita’ internazionale divisa nella strategia per la lotta al terrorismo.

…ma forse c’e’ anche dell’altro…


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